martedì 27 luglio 2010

Alla ricerca di un apPiglio

Finalmente! In occasione del mio temporaneo ritorno dalla Germania, nonostante l'inofortunio occorso a Daniele, e sulle ali di un allenatissimo Ferdinando, abbiamo finalmente iniziato a calcare le scende della grande mountain-bike.

Già qualche uscita su strada aveva già rotto gli indugi, né in quel di Friburgo mi era mancata occasione di pedalare quotidianamente negli ultimi quattro mesi, pur se con una graziosa Cyco (una tecnologica Graziella a sette marce) e principalmente su dislivelli trascurabili. Oggi, dopo tanta attesa, è arrivato il primo percorso montano degno di tanto nome. Lo spunto è partito dal sito www.paolaegino.it, ai quali non possono che andare tutti i nostri ringraziamenti e complimenti per lo straordinario lavoro che hanno fatto e hanno regalato al popolo a pedali del web. Un plauso anche agli amministratori di Piglio, capaci di adattare la vecchia ferrovia per Fiuggi a deliziosa pista ciclabile, con la possibilità di proseguire fino al lago di Canterno o, come nel percorso di oggi, di sfociare in uno straordinario percorso tra rocce, bosco e natura imperante lungo poco meno di 25 km.

Ottime le condizioni atmosferiche, sole ma niente caldo asfissiante, arrivo in macchina alla vecchia stazione cittadina senza problemi. La pista inizia bene, i sette chilometri di ferrovia sono ora una stradina che si adagia bellamente sul fianco della montagna, offre un ampio panorama, è comoda, pulita e sicura. Incrociamo non poche persone che fanno jogging. Fatte le prime foto e il primo rifornimento, il percorso passa attraverso il paese. La strada inizia a farsi scoscea, il freno anteriore mi abbandona, ma il multitool di Decathlon non cessa di essere miracoloso. La salita si fa sentire, dopo il paese si arriva alla prima piazzola boscosa: è il preludio al tratto più faticoso. Qualche centinaio di metri di strada cementata, ripida anzichenò e che male concorda col bollino verde di "percorso facile". Non tutti i nostri eroi arrivano fin sù in sella, dove peraltro il bello deve arrivare.

Ormai è bosco. Il sentiero si biforca, uno si perde in mezzo agli alberi, uno inizia tra pietre, sterpaglie irte di spine e fondo sconnesso. Un vero percorso da mountain bike! L'inizio è relativamente ripido, e il fondo a tratti del tutto pietroso impedisce la pedelata, ma tra alti e bassi superiamo il tratto più difficile, e iniziamo una veloce scorreria tra bosco e costa della montagna tra sassi, sterrato, sentiero del bosco, qualche ostacolo di fango, piccole barriere di roccia e due cancelli di filo spinato, probabilmente per bloccare le greggi di capre (uno dei quali incontriamo lungo il percorso). Superato incolumi un cane di circa 15o chili che saltellava allegramente sul sentiero, e che, pur potendo sbranarci in un attimo, miracolosamente non ci degna di uno sguardo, decidiamo tacitamente di fare questo pezzo in velocità. E' impegnativo, ma estremamente divertente. I sassi che rimbalzano, i pietroni che ci si parano davanti sono piccole trappole per la marcia, ma evitarle in velocità è stimolante, e la pista è bella, con piccoli saliscendi, curve tra gli alberi, è varia tra una galleria vegetale e ampie, amplissime distese di alta erba secca, montagna a destra, dirupo a sinistra. La valle del Sacco è bellissima. Evitiamo tutte le trappole, riusciamo a non cadere, e finalmente siamo su strada.

La strada per tornare in paese è tutta in discesa, l'asfalto corre veloce sotto le nostre sei ruote, siamo saliti tanto, ce lo dice il vento sulla faccia. In cerca di una fontanella e della stazione, in paese prendiamo contatto con gli autoctono, genuini, cordiali (ed altro), gentili. Attraversiamo il paese, ben tenuto, pittoresco, ripidissimo. Le stradine tra le antiche case sono scoscese, le mani fanno male a forza di tirare i freni. Siamo velocemente alla stazione. Grande uscita, primo vero esordio di percorso serio. Possiamo fare belle cose. Alla prossima. Forse, nella Schwarzwald.

sabato 12 giugno 2010